La PSD2 disciplina il data sharing e l’accesso ai conti correnti
La direttiva dei servizi di pagamento PSD2 (di cui abbiamo già discusso in un precedente articolo) introduce nuove regole relative al data sharing finalizzate a creare un ecosistema di Open Banking. In particolare impone ai prestatori di servizi di pagamento di fornire a terze parti l’accesso ai conti correnti dei propri clienti al fine di condividerne alcune informazioni sensibili su esplicita richiesta del cliente.
Il legislatore ritiene infatti che queste informazioni di natura finanziaria siano utili per offrire nuovi servizi alla clientela a beneficio della stessa, e parallelamente stimoli la concorrenza nell’ambito dei prodotti/servizi di pagamento, bancari, assicurativi, creditizi e indirettamente altri.
PSD2: le regole sul data sharing devono essere applicate non solo in ambito finanziario
Limitare lo stimolo ad un ecosistema di Open Banking è poco lungimirante. In un mercato in forte e costante evoluzione come quello che viviamo quotidianamente, players di qualunque settore utilizzano dati e informazioni molto diversificate relative agli stessi clienti o prospects sia per identificare in modo più accurato i canali, le modalità e le tempistiche con cui comunicare efficacemente sia per identificare prodotti/servizi più in linea con le loro esigenze al fine di risultare più attrattivi.
Pertanto la creazione di prodotti servizi innovativi è stimolata non dall’accesso ai dati e alle informazioni di natura finanziaria ma anche a quelli di altra natura. Inoltre una disponibilità più ampia di dati sui singoli clienti estenderebbe la concorrenza a tutti i settori e la stimolerebbe maggiormente, spesso a beneficio del cliente, oltre ad offrire ulteriori opportunità mercato.
Per quale motivo una banca non può accedere ai database di un player non finanziario mentre questo può accedere ai dati di conto corrente dei medesimi clienti? Le regole sull’accesso ai dati dovrebbero essere condivise, indipendentemente dall’industry.
PSD2: regole uguali per tutti stimolano la concorrenza
Regole condivise da qualunque player sul data sharing creerebbero un vero playing level field consegnando ai legittimi proprietari – i singoli individui – il pieno controllo sull’utilizzo dei loro dati personali.
In particolare riteniamo che l’accesso ai dati raccolti dai players che detengono un’enorme mole di informazioni individuali – tra cui Google e Facebook – agevoli in modo sostanziale il tessuto imprenditoriale a sviluppare prodotti/servizi innovativi. La par-condicio sul data sharing pensiamo sia un must: una vera concorrenza può esistere solo se le stesse regole si applicano a tutti gli attori.
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Il Team di CleverAdvice